Il rispetto si insegna con l’esempio
- Posted by Ufficio Stampa
- On 08/02/2017
“Il primo faccia a faccia con Baresi l’ho avuto l’8 settembre 1981 in una gara amichevole.
In quella partita mi doveva marcare Battistini… In una circostanza, saltai 3/4 di loro, stavo per entrare in area, ma arrivò Franco, e mi rubò la palla con una eleganza unica.
Si girò verso Battistini e gli disse: “Si fa così… Ora ci penso io!!!” Mi stette dietro per tutta la partita, e dal quel momento per me diventò dura. Io e Franco eravamo giovani, ma capii subito che quello non era uno qualsiasi. Lui insegnava il modo di muoversi in campo a tutta la difesa.
Dopo la partita bussò alla porta del nostro spogliatoio e mi disse che era rimasto stupido dal mio modo di giocare. Quando arrivai in Italia, me lo ritrovai davanti molte volte, e tra di noi non c’è mai stato un litigio. Mi ha fatto molti falli, ma mai per fare male… alla fine era il primo a rendermi la mano per rialzarmi. In Italia non era sempre così…
C’erano difensori che volevano annullarti solo con i calci. In campo ti insultavano, ti umiliavano, ma lui era diverso. Non abbiamo mai avuto un rapporto di amicizia, ma tra di noi c’è stato sempre rispetto.
In un Napoli – Milan ci fù Filippo Galli che dopo un calcio di punizione, mi insultò dicendomi: “Alla prossima ti mando in ospedale”.
Franco sentii tutto e andò a muso duro da lui dicendogli che doveva stare zitto, perché altrimenti non avrebbe giocato più. Questo per me è rispetto… Non dimenticherò mai quel giocatore con la maglia numero 6. Uno dei difensori più forti e leali di sempre. ”
Diego Armando Maradona
Sempre più spesso immaginiamo l’avversario come quello “di fuori” o “da lontano” che entra nelle nostra sfera quotidiana, che può mettere in discussione e limitare le nostre prestazioni sportive ma anche esaltarle. Ogni sportivo, atleta, ogni gara, ogni allenamento ha bisogno di un avversario. Ogni prestazione deve misurasi inevitabilmente con lui.
L’esperienza dell’avversario è innanzitutto l’esperienza di un limite. Questo limite supera le caratteristiche della competizione sportiva ed entra nel piano dei valori, dell’etica, del rispetto.
Rispetto ed etica creano un legame invisibile con l’avversario e ci accompagnano verso il superamento del limite e ci permettono di essere uomini e atleti migliori. Forse non fuoriclasse come baresi ma sicuramente “esempi”.
E il rispetto si insegna con l’esempio.