La “Comunic-Azione” con i giovani sportivi -parte 1
- Posted by Ufficio Stampa
- On 23/02/2016
La “Comunic-Azione” con i giovani sportivi -parte 1
Negli ultimi anni la psicologia dello sport ha acquisito in Italia sempre più legittimità scientifica, adoperandosi anche e soprattutto nel campo della promozione del benessere e della salute rivolta a qualsiasi età e condizione sociale.
Lo psicologo dello sport sostiene l’individuo e il gruppo, aiutando a fronteggiare i problemi in conformità a capacità e bisogni, contribuendo alla crescita della persona ed allo svolgimento ottimale delle attività motorie, conferendo primaria importanza alla COMUNIC-AZIONE.
Non starò qui a fare un compendio nello specifico di tutti gli elementi della comunicazione verbale e non verbale, ma a sottolineare quanto possano essere importanti alcune modalità espressive nel contatto con gli sportivi che si allena.
Istruire ed educare i giovani non è un compito semplice, occorre che il tecnico sia in grado di miscelare qualità tattiche, educative e comunicative, tenendo sempre in considerazione le fasce d’età a cui si rivolge.
Al giorno d’oggi l’incremento delle offerte sportive per i giovani, porta a moltiplicare il numero delle “figure di riferimento” esterne alla famiglia, con la conseguente maggiore difficoltà da parte degli allenatori e della frammentarietà (multi provenienza) dei messaggi.
Da ciò consegue l’importanza di utilizzare una comunicazione che sia il più funzionale ed empatica possibile ponendo molta attenzione agli aspetti non verbali e all’assertività.
Lo sviluppo di una “comunicazione efficace” occupa un ruolo decisivo nel migliorare la qualità delle relazioni e delle prestazioni eseguite.
Trovare, durante le sedute di allenamento o le partite, del tempo per poter esprimersi face to face con i ragazzi in campo, per adottare un adeguato livello comunicativo, è d’obbligo per i mister in qualsiasi ambito sportivo e a qualunque fascia d’età si faccia riferimento. Non è assolutamente una perdita di tempo, ma costituisce un guadagno in ambito motivazionale e relazionale. È chiaro, quindi, che dobbiamo prestare molta attenzione sia alle parole e ai termini che usiamo, ma anche a come li enunciamo. Per esempio il dire “bravo” ad un atleta guardando altrove e con un tono distaccato e freddo, non avrà alcun effetto positivo di tipo emotivo e motivazionale. È necessario fermarci, anche fisicamente, per 10 secondi, guardarlo negli occhi e comunicare con un tono di voce sicuro quello che vogliamo dire.
Ritengo necessario ricordare che in ambito sportivo è importante sottolineare come sia l’attività che l’inattività, le parole ed i silenzi abbiano tutti valore di messaggio.
Chi utilizza la comunicazione assertiva (che è la forma ottimale per poter comunicare in modo efficace), parla responsabilmente avendo piena consapevolezza di sè, esprime, motivandole, le proprie idee, sensazioni, critiche, richieste, ammette i propri errori e limiti; affronta un problema per risolverlo, esprime un atteggiamento positivo, esercita i propri diritti senza contrastare quelli degli altri.
È importante avere presente quanto fondamentale sia in tutta la sfera comunicativa e soprattutto in ambito sportivo, l’ascolto,…L’ASCOLTO ATTIVO, evidenziando in maniera decisa che ascoltare e sentire NON sono la stessa cosa: spesso sentiamo le parole pronunciate da qualcuno senza veramente comprendere il messaggio globale che ci vorrebbe comunicare.
In ultimo, ma non ultimo è il linguaggio verbale che, nonostante conti poco in proporzione (7%, rispetto agli altri elementi comunicativi), non bisogna trascurarlo…anzi! Sarebbe bene quindi evitare lunghe “omelie” in spogliatoio, poche parole, chiare, concise, efficaci valgono interminabili minuti di chiacchiere monotone e ripetitive.